A J. P. Sartre provocava esperienze di “spaesamento sensoriale”. Ad Oscar Wilde faceva annotare: qui “sento ritornare tutti i miei poteri”. E Goethe nel suo Viaggio in Italia scriveva: “Napoli è un paradiso. Tutti vivono in una specie di ebbrezza e di oblio di se stessi. A me accade lo stesso. Non mi riconosco quasi più, mi sembra di essere un altro uomo”. Senza dimenticare Stendhal: “Parto. Non dimenticherò né via Toledo né tutti gli altri quartieri di Napoli; ai miei occhi è, senza nessun paragone, la città più bella dell’universo”. E qui martedì 28 gennaio gli allievi della Quarta Pasticceria sono stati accompagnati in visita grazie ad un’iniziativa promossa dal Prof. Paolo Ferranti, Docente di Pasticceria dell’Istituto Alberghiero di Ladispoli, con la collaborazione del Prof. Daniele Manzo, Docente di Diritto ed Economia e dell’Assistente Leonardo Pignalosa. Meta da sempre tra le più scelte dai viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo e tappa privilegiata del Grand Tour, Napoli ha accolto gli allievi dell’Istituto Alberghiero con la bellezza, la storia e le memorie racchiuse nei suoi luoghi iconici: il Maschio Angioino, Piazza Plebiscito, la Chiesa del Gesù Nuovo, Spaccanapoli, i Quartieri Spagnoli, la Galleria Umberto I, il Rione di Santa Lucia. “Ma l’obiettivo – ha spiegato il Prof. Paolo Ferranti – era naturalmente anche quello di conoscere, “sul campo”, i prodotti di eccellenza dell’arte bianca partenopea e le loro modalità di preparazione. Due sono state dunque le nostre tappe. Da un lato, l’antica Pizzeria Di Matteo, nata nel 1936 e divenuta presto una vera e propria protagonista della storia della pizza napoletana grazie alla capacità imprenditoriale dei suoi fondatori e gestori. Basti pensare ai moltissimi personaggi del mondo del cinema e dello spettacolo che qui hanno voluto fermarsi: da Marcello Mastroianni a Luciano De Crescenzo, da Jack Lemmon a Marisa Laurito e molti altri. Ma non potevamo poi dimenticare l’antico Forno Attanasio, lo storico locale a pochi passi dalla Stazione centrale famoso per le sue imperdibili sfogliatelle come anche per i babà e la straordinaria biscotteria. E’ stata una giornata indimenticabile – ha concluso il Prof. Ferranti – che ci ha ricordato la ricchezza e bellezza di un’identità profondamente legata all’arte della cucina e che abbiamo voluto riscoprire passeggiando, passo dopo passo, fra i vicoli e le piazze di quella che il padre di J.W. Goethe definì la città gentile. Desidero rivolgere i miei più sinceri complimenti agli studenti per il loro comportamento irreprensibile: la dimostrazione, importantissima per noi docenti, di una formula didattica efficace e vincente. Torneremo presto”.
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